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Lo studio di Claudio Maccari si trova a Murlo, in provincia di Siena.
E’ il racconto di un percorso, dello stare volutamente fuori dal sistema dell’arte per dedicarsi non solo all’arte, ma anche al design e a oggetti realizzati con materiali della tradizione.
“Stare sul crinale” è una scelta, che libera le sue energie creative e lo porta a fare le cose che sente; nell’intervista si affrontano temi non solo inerenti la pratica artistica, ma si parla anche della “paura” come sentimento spesso presente e vincolante della vita, che porta le persone – in questo caso gli artisti – ad esprimersi a volte senza osare troppo, perché il sistema impone regole.
Claudio Maccari ha fasi di lavoro intense e produttive per mesi, alle quali segue una sorta di distacco dalle opere realizzate, per iniziare altri progetti basati su altre modalità e nuovi approcci.
Ha citato un articolo scritto da Raphael Rubinstein (“Flash Art” n. 291, marzo 2011, pp. 35-40), Pittura provvisoria. Il fascino discreto del non finito, che parla di un senso di precarietà presente nella pratica della pittura. “La provvisorietà, utilizzata da diversi artisti, serve anche per prendere le distanze dalle lusinghe del mercato dell’arte, connotato da un gusto per le tele eleganti e rifinite, mentre la via è spesso quella di rifiutare ogni apparenza di finitura. Fare della pittura provvisoria non significa voler dipingere l’ultimo quadro, nè prefiggersi di decostruire la pittura. Pittura provvisoria è piuttosto il prodotto finito che si dà a vedere come stadio preliminare, o la controfigura del capolavoro il cui valore potrebbe frenare la temerarietà dell’artista. Per dirla altrimenti, la pittura provvisoria è pittura di prima grandezza travestita da pittura di second’ordine”.
I titoli delle sue opere sono ironici, giocano spesso sui doppi sensi: In-cerca-di-collocazione, Invasato, Scalata al vertice, Castle, Pecus-non-olet…