L’arte non si evolve, ma si rinnova
“Il presente non esiste, siamo in divenire” afferma Giovanni Termini durante l’incontro a Pesaro, nel suo studio. L’opera deve essere vista come un’amica che suggerisce al fruitore delle cose, per toccare corde emotive.
Il suo lavoro è incentrato sul parodosso, sul senso di precarietà e sul costante mutare delle cose e delle situazioni; lavora con materiali eterogenei, ma spesso utilizza quelli industriali, sempre in funzione di un’idea. Ama i cantieri, luoghi dell’operosità e del fare.
“Credo in un’arte condivisa”: riflessione che Giovanni collega al senso di responsabilità, un concetto appartenente a molti artisti che comunicano proprie visioni e pensieri, ma che necessita di diventare un sentimento più diffuso.
Lo spazio per lui non è mai vuoto, ma contiene delle percezioni, dei residui che vanno sentiti, e da lì nasce il confronto con l’artista e il suo lavoro.
Lo abbiamo incontrato in occasione della sua mostra Disarmata alla Fondazione Pescheria, Centro Arti Visive di Pesaro.