Bologna, studio di Silvia Infranco. (Belluno, 1982)
Le parole chiave della sua ricerca sono: natura/tempo/trasformazione/memoria.
Definisce la sua ricerca come “un archivio di immagini” che arrivano da una visione diretta della natura e da testi di biologia e botanica, le sue letture preferite. Poi arriva il supporto della fotografia che restituisce una forma tendente all’astrazione.
Si è parlato di sperimentazione e di modalità di lavoro, dell’importanza del disegno, della tecnica dello spolvero realizzato con materiali naturali, dell’azione dell’acqua a contatto con ossidi e pigmenti e della finitura con le cere nel corso di un lungo e lento lavoro di stratificazione e sedimentazione della materia.
“La cera è una materia che mi affascina da sempre, al di là delle proprietà fisiche, sicuramente per i risvolti simbolici che la accompagnano: fra tutti la capacità di trattenere la memoria della materia e della forma…”.
La visita in studio da Silvia a fine giugno, durante la preparazione per la mostra Tempus defluit, imago latet (perché non voglio dimenticare) Venezia, Marignana Arte contemporanea.
Si ringrazia Marina Dacci presente all’incontro.
Durata del video: 8.48