M’illumino d’immenso
Verona, incontro con il collezionista Giorgio Fasol.
Il suo è uno sguardo interessante sull’arte contemporanea, che da sempre colleziona e segue. Gli incontri con l’arte contemporanea – che si intrecciano strettamente alla sua vita – sono stati con le opere e gli artisti che lo hanno portato a creare una collezione tra le più importanti.
Nell’intervista si è pensato di tralasciare i suoi inizi, data che risale al 1958, per lasciare spazio alle riflessioni e alle sue scelte, ai suoi progetti di collezionismo.
Esordi da collezionista: Giorgio Fasol, nel giorno del diploma, aveva il sogno di acquistare un Morandi, ma nel 1958 costava un milione e mezzo (soldi che equivalevano all’acquisto di una casa di 100 metri con garage in periferia a Verona).
L’incontro con Renzo Sommaruga, scultore e stampatore di libri d’arte, conosciuto in una galleria a Verona, lo aiuta a capire la distinzione tra buona pittura e “croste” e lo invita a casa, dove vede un’opera di Capogrossi, “primo colpo di fulmine con l’arte contemporanea”.
La conoscenza di un critico, Alessandro Mozambani, assistente di Giuseppe Marchiori e con il quale inizia a visitare mostre e gallerie, lo porta all’acquisto della prima opera di Rodolfo Aricò.
Racconta del suo desiderio per un’opera di Fontana, poi acquisita, dell’acquisto di Cattelan nel 1990, di sentirsi spesso di fronte a un bivio, ma sempre guidato dalla sua sensibilità e dal suo istinto.
Frequenta gallerie giovani o che promuovono i giovani, compra solo giovanissimi alle prime esposizioni, in una sorta di scommessa con “il tempo”.
Ogni opera della sua collezione ha una sua storia, ed è sempre stata una scelta dettata dall’amore, racconta più volte nel corso della conversazione. A Basilea, nel 1995, ha visto una vetrina di Damien Hirst; si coglie il rimpianto nella voce mentre racconta di non aver fatto in tempo, per un breve ritardo, ad acquisire questo lavoro.
L’incontro con l’opera di Tino Sehgal, lo stupore per la sua forte creatività non colta da suoi amici collezionisti, poi l’acquisto di un lavoro, con l’artista che gli insegna a decifrarlo alla presenza di un notaio.
Ha tantissimi libri, ma sceglie solo volumi con immagini per il bisogno di avere davanti agli occhi riproduzioni di opere.
Ammette che. se avesse avuto più soldi, non sarebbe riuscito a creare questa collezione, perché guidato sempre dalla sincerità del suo “sentire”.
La “qualità” è oggetto delle sue riflessioni: qualità innanzitutto, pari almeno al 75% per il lavoro dell’artista, che deve aggiungersi a un 25% che è conoscenza del sistema dell’arte, relazioni e incontri.
Infine ci svela un suo sogno, che dà il titolo a questo video: “M’illumino d’immenso”.
E termina l’intervista citando una frase del suo amico Giuseppe Panza di Biumo: “Se ami l’arte, l’arte ama te, se tu vuoi sfruttare l’arte, è l’arte che sfrutta te”.
Nel 2010 il MART di Trento e Rovereto ha organizzato una mostra della sua collezione, una novantina di artisti tra i 25 e 35 anni. Ha creato un’Associazione culturale unendo il suo nome e quello della moglie, AGI Verona, perché vorrebbe che i veronesi fossero maggiormente sensibili al contemporaneo.
Immagini di Tomas Saraceno, Tobias Putrih, Gianni Caravaggio, Charles Avery, Giovanni Ozzola, dal catalogo Languages and Experimentations. Giovani Artisti in una collezione contemporanea, catalogo della mostra a cura di Giorgio Verzotti, con testi di Han Ulrich Obrist, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, 8 maggio-22 agosto 2010, Silvana Editoriale 2010.