L’arte dell’esistenza/L’eterno presente
Seconda parte del dialogo con Michele Zaza: dalle letture della sua formazione alla ricerca di una configurazione ideale per una nuova cosmologia.
Racconta del suo essere stato condizionato dalla Cacciata dal Paradiso di Masaccio, ma anche dell’importanza di Caravaggio e della sua passione per Tarkowskij.
La differenza tra mezzo fotografico e la sua fotografia, il lavoro sulla trasfigurazione e la trascendenza.
E poi la vita d’artista, la necessità di essere critici e analitici per tendere alla “sintesi“, il vero problema dell’artista.
Nel suo lavoro ci sono elementi che ritornano come il blu, di cui parla nella prima parte della conversazione; il pane, archetipo dell’alimentazione, una conquista dell’esistenza. Con le molliche del pane ha creato archetipi di soli, mappe stellari, un alimento che è anche mezzo espressivo. La sveglia, che indica il passare del tempo, un tempo lineare che è invenzione dell’uomo, è utilizzata per andare verso un’altra dimensione e un tempo circolare, perché a livello di universo, a livello cosmico, la linea retta non esiste.
Considera la bellezza un valore primario: nel parlare, nel fare, nel creare, nel lavorare cerca di trovare la bellezza, un valore che ci rende positivi e propositivi.
(audio disturbato da voci e pure da un antifurto, ma i contenuti sono interessanti)